“Ganimede, il più grande
Saturno, il più elegante
Callisto, la più bella”
Potremmo iniziare così per parlare di Callisto, una delle innumerevoli lune di Giove, per la precisione la seconda per grandezza dopo Ganimede. Appunto con Ganimede, Io ed Europa, Callisto fa parte dei pianeti medicei, ossia dei quattro satelliti scoperti nel 1610 da Galileo Galilei, che osservava la volta celeste con il suo cannocchiale.
L’astronomo pisano, scoperti gli (allora) quattro satelliti di Giove, li ribattezzò con nomi di personaggi della mitologia greca e aggiunse l’appellativo “medicei”, dedicando la loro scoperta quindi in un certo modo alla famiglia De’ Medici.
Callisto era, nel mito greco, una ninfa devota alla dea della caccia, Artemide: sedotta da Zeus, avendo perso la verginità venne tramutata in orso da Artemide (secondo altri, da Era, moglie di Zeus).
Nel frattempo Callisto era però rimasta incinta di Zeus e diede infatti alla luce Arcade, eroe “eponimo” che poi avrebbe fondato la regione dell’Arcadia. La ormai ex ninfa venne poi salvata da Zeus proprio mentre il figlio, avendola scambiata per un orso “comune”, le dava la caccia. Il padre degli dei pose quindi Callisto nel firmamento: oggi possiamo osservarla come l’Orsa Maggiore.
Questa è ovviamente solamente una delle tante versioni del mito di Callisto, che però in effetti detiene un particolare primato: è presente tra gli astri sia come costellazione (appunto, Orsa Maggiore) sia come satellite di Giove. C’è inoltre un asteroide che pure porta il nome della ninfa.
Callisto, astronomicamente, è per grandezza il terzo satellite del Sistema Solare, dopo appunto Ganimede (Giove) e Titano (satellite di Saturno). Essendo il più esterno dei quattro satelliti principali, risente meno dell’attrazione gravitazionale di Giove e del suo fortissimo campo magnetico.
Il raggio di Callisto è di circa 2410 km, ossia – in linea d’aria – grosso modo la distanza tra Roma e Oslo, capitale della Norvegia. La temperatura superficiale è ovviamente molto fredda: oscilla infatti tra i -118° C del “dì” e i -193° della “notte”.
Sino alla fine degli anni Novanta Callisto non era tra i corpi celesti che catturavano particolarmente l’attenzione degli scienziati. Tuttavia i dati della sonda Galileo, che sorvolò Callisto proprio in quel periodo, mostrarono la probabile presenza di un oceano salato sotto la superficie del satellite. Questo catalizzò subito l’attenzione degli astronomi, che elessero Callisto a “possibile sede per lo sviluppo della vita”. Sempre Galileo, nelle sue osservazioni, rilevò la presenza di una tenue atmosfera composta per lo più da anidride carbonica.
Tuttavia, ovviamente, non ci sono prove concrete – al momento – di tracce di vita sul satellite mediceo.
La superficie di Callisto presenta invece numerosi segni di impatto ed è, secondo gli scienziati, una delle più antiche del Sistema Solare. La relativa lontananza da Giove e la conseguente relativa assenza di perturbazioni dovute al gigante gassoso hanno di fatto “conservato”, per così dire, la superficie “antica” del satellite. Non ci sono infatti particolari evidenze di attività tettoniche di Callisto.
Proprio queste sue caratteristiche hanno portato la NASA a considerare Callisto come possibile base spaziale di rifornimento e manutenzione per esplorazioni spaziali verso le regioni più esterne del Sistema Solare. Un progetto ambizioso, denominato HOPE: chissà che, un giorno, non si possa realizzare concretamente.
A cura di Marco De Simone
Fonti:
- https://www.passioneastronomia.it/callisto-ed-il-suo-misterioso-oceano-nascosto/
- http://stelle.bo.astro.it/archivio/2004.06.08-transito-venere/Sole-Pianeti/planets/giosatca.htm
- http://archivio.torinoscienza.it/dossier/callisto_il_satellite_galileiano_piu_lontano_da_giove_2567.html
- https://www.treccani.it/enciclopedia/callisto/
