PIONEER 11, per la più fantastica frontiera

Nell’antica Grecia era rappresentata dalle colonne d’Ercole: gli abitanti dell’Ellade credevano che dopo quello che attualmente conosciamo come stretto di Gibilterra ci fosse la fine del mondo.

Con il passare dei secoli si è spostata a Ovest, ben oltre il lembo di mare che divide Africa ed Europa: Colombo, Vespucci e altri arrivarono sino in America.

Poi, il mito della frontiera si è “spostato” proprio sul continente nordamericano: i primi esploratori che dalla costa Est si diressero alla conquista del Far (“lontano”) West (che con il tempo sarebbe divenuto sempre meno Far, con buona pace dei nativi – ma questa è un’altra storia) furono appunto the pioneers, i pionieri.

Pioneer è in effetti anche il nome di due sonde che vennero lanciate all’inizio degli anni Settanta alla volta dei giganti del Sistema Solare, Giove e Saturno: ben altra “frontiera” rispetto alle “frontiere” dei secoli passati.

Pioneer 10 “partì” nel 1972, mentre Pioneer 11 “decollò” esattamente un anno dopo, esattamente 50 anni fa, tra il 5 e il 6 aprile del 1973.

Oltre a seguire Pioneer 10, Pioneer 11, insieme alla sua gemella, avrebbe aperto la strada alle sonde Voyager 1 e 2, che sarebbero state lanciate successivamente.

Grazie a Pioneer 11 abbiamo avuto immagini molto importanti relative ai giganti gassosi del Sistema Solare. Tuttavia, la particolarità di Pioneer 10 e Pioneer 11 è legata alla placca che entrambe recano e che contiene informazioni relative a chi ha costruito e lanciato le due sonde, ossia l’umanità.

Realizzate grazie alla collaborazione tra l’astronomo e divulgatore Carl Sagan e sua moglie Linda Salzman Sagan e lo scienziato Frank Drake, fatte di alluminio e oro, contengono una rappresentazione di due esseri umani (un uomo e una donna), l’atomo di idrogeno (in alto a sinistra), la posizione della Terra, pianeta di origine delle sonde (una sonda con traiettoria, che rappresenta Pioneer, è presente sulla placca) all’interno del Sistema Solare. La zona radiale sulla sinistra mostra invece la posizione del Sole rispetto al centro della nostra galassia (la Via Lattea) e 14 pulsar.

La frontiera delle Pioneer è quindi non solo quella effettivamente superata giorno dopo giorno: le due sonde recano le due placche nella remota (ma magari non impossibile) ipotesi che le stesse possano essere trovate da civiltà extraterrestri intelligenti.

Ormai le sonde Pioneer vagano nello spazio interstellare: con Pioneer 11 i contatti si sono persi a metà degli anni Novanta, mentre con Pioneer 10 a inizio degli anni Duemila. Solo per la cronaca, entrambe sono state superate dalle Voyager 1 e 2.

Riusciranno a trovare civiltà intelligenti nelle immense vastità del cosmo? Se anche dovesse accadere, quel giorno probabilmente non ci saremo. Di certo, l’umanità avrà comunque raggiunto un’altra fantastica “frontiera”.

A cura di Marco De Simone

Illustrazione di Pioneer 11 vicino Saturno ad opera di Rick Guidice (https://www.nasa.gov/feature/40-years-ago-pioneer-11-first-to-explore-saturn)

FONTI

  • https://solarsystem.nasa.gov/missions/pioneer-11/in-depth/
  • https://www.planetary.org/space-missions/pioneer
  • https://www.hdblog.it/2018/04/06/pioneer-11-45-anni-fa-viaggio-verso-saturno/
  • https://www.esa.int/ESA_Multimedia/Images/2022/09/NASA_s_Pioneer_11
  • https://lasp.colorado.edu/outerplanets/missions_pioneers.php
  • https://www.secretsofuniverse.in/pioneer-11/

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