TITANO E LE ORIGINI DELLA VITA

Siamo soli nell’immenso universo?

Questa è una domanda che l’uomo ha iniziato a porsi dopo la rivoluzione Galileiana. Galileo, infatti, per primo puntò un rudimentale telescopio (un cannocchiale in realtà!) verso la Luna scoprendone i crateri e dando al genere umano l’opportunità di guardarsi attorno oltre i limiti della terra calpestabile, la concezione geocentrica del mondo esistente e tangibile fu così messa in crisi.

Scrutando il cielo l’essere umano ha iniziato a chiedersi se egli stesso fosse il frutto di una serie di “vicende fortunate” o se il cosmo  fosse composto oltre che da astri: materia inanimata aggregatasi sotto l’effetto della gravità, anche da quella che i biologici chiamano materia vivente o più comunemente vita.

È necessario quindi chiedersi cosa sia per i biologi la vita. Una definizione è la seguente: “La vita prende forma in esseri biologici di dimensioni micro e macroscopiche. Questi organismi complessi nascono attraverso un processo detto di riproduzione, si nutrono trasformando attraverso meccanismi biochimici l’energia dell’ambiente circostante, utilizzano tale energia per crescere e riprodursi ed infine muoiono”.

La Terra è quindi ricca di esseri viventi, la flora e la fauna sono i “prodotti” del complesso e dinamico ecosistema terrestre che nell’arco di milioni di anni , attraverso la selezione Darwiniana, ha portato alla nascita del genere umano e quindi di quella che viene definita vita intelligente.

Ma questo processo che alcuni amano definire un miracolo si è ripetuto da qualche altra parte? Persino menti come quelle di Fermi hanno tentato di dare una risposta a questo quesito.  L’equazione di Drake diede una prima stima della probabilità dell’esistenza di vita intelligente, così come la intendiamo biologicamente: la stima fu pari a ∼520 civiltà generatesi fino ad oggi a partire dai tempi dell’apparizione dei primi ominidi sulla terra. 

Titano ripreso dalla sonda Cassini. Nasa

Affinché ci sia vita è necessaria la presenza di composti organici e dell’acqua liquida.

Sulla Terra, alcuni microrganismi come gli estremofili riescono a vivere, (non a sopravvivere!), in condizioni estreme di temperatura e pressione e alcuni di questi si cibano dei principali alcani (idrocarburi) come il metano e altri. Ecco che basta a questo punto guardarsi attorno, andare solo un po’ oltre Marte e Giove, per trovare Titano la luna più grande di Saturno definita dall’astrofisico e cosmologo Amedeo Balbi in uno dei suoi video “Il paradiso dei chimici organici”.

Titano ha quasi tutte le caratteristiche per poter essere terra ospitante di vita microbiologica, ovviamente questo non ci porta a concludere che lo sia, ma è sicuramente interessante investigare.

La missione Cassini-Huygens di NASA, ESA e ASI (15 ottobre 1997 – 15 settembre 2017) ha studiato il sistema Saturno e le sue lune per circa 13 anni. La sonda è entrata nell’orbita di Saturno il 1° luglio 2004 inviando dati preziosissimi e immagini spettacolari sia di Saturno che delle sue lune.

Suolo di Titano- Huygens

Stando alle precedenti osservazioni Titano risultava avvolto da una folta coltre di nubi ma la sonda Huygens atterrando e inviando una serie di immagini in forma di breve video, ha svelato il mistero celato da queste; memorabile la foto dell’atterraggio, unica immagine del suolo di Titano. Le informazioni più dettagliate e precise della superficie di Titano sono arrivate attraverso l‘analisi dei dati dello spettrometro VIMS di Cassini e dalla strumentazione in dotazione alla sonda Huygens.

Titano risulta un pianeta roccioso, ricoperto di laghi e mari, con una densa atmosfera la cui pressione risulta circa pari a quella terrestre. La densità della stessa rende però impossibile ad un ipotetico visitatore su Titano individuare la posizione del Sole e tanto meno osservare dalla sua superfice il pianeta con gli anelli.

La temperatura risulta molto bassa circa -180°C! I laghi e i fiumi sono costituiti da idrocarburi che data la bassa temperatura di Titano, sono presenti in fase liquida e gassosa, esistono quindi spiagge e si osservano eventi atmosferici: piogge , venti , lampi e quindi  tuoni, insomma gli stessi eventi atmosferici della Terra  ma che su Titano sono generati dalle trasformazioni di  fase del   metano e altri idrocarburi e non  dall’acqua come invece avviene qui da noi. L’acqua è comunque presente, sotto forma di ghiaccio e sembra essere responsabile della presenza di vulcani crioscopici (vulcani che eruttano ghiaccio a causa dell’aumento di volume e diminuzione di densità dell’acqua quando solidifica).

Proprio i lampi e gli idrocarburi sono i reagenti e i catalizzatori di reazioni chimiche (come dimostrarono Miller e Urey nel loro esperimento del 1952) che portano alla trasformazione di molecole inorganiche in molecole organiche (persino amminoacidi) partendo da  ammoniaca, acqua , anidride carbonica e metano. Miller e Urey bombarono queste molecole   con scariche elettriche (fulmini da laboratorio) e così dagli ingredienti di quella che era l’atmosfera della Terra primordiale e che oggi è appunto quella di Titano ottennero le molecole della vita.

 Insomma, c’è vita su Titano?  Al momento possiamo solo ipotizzare che quella che potrebbe esserci è una vita biologicamente differente dalla nostra, una vita in grado di svolgere le proprie funzioni in un solvente liquido come il metano, cibarsi di acetilene e respirare idrogeno. Molti studiosi hanno quindi provato ad ipotizzare i meccanismi cellulari di tali esseri e alcuni hanno suggerito di osservare una possibile diminuzione nella concentrazione dell’acetilene nell’atmosfera di Titano come prova dell’esistenza di processi biochimici, proprio come le stromatoliti arricchirono l’atmosfera del nostro pianeta di ossigeno in epoca primordiale.

In definitiva, Titano risulta fortemente indiziato ad ospitare la vita e a offrire dati scientifici determinanti per comprendere anche come la vita si è formata sulla terra e non solo. L’atmosfera e le caratteristiche geomorfologiche e climatiche di Titano ricordano moltissimi pianeti che orbitano attorno a nane rosse, e quindi si potrebbe applicare quanto conosciuto su Titano anche per ipotizzare la possibilità di vita fuori dal sistema solare.

La NASA sta preparando una missione programmata per il 2026 che raggiungerà la luna di Saturno nel lontano 2036. Il rover alato denominato Dragonfly, alimentato a radioisotopi, percorrerà distanze almeno doppie di quelle percorse da tutti i rover fin ora inviati su Marte, trasmettendo agli scienziati della terra dati sull’ atmosfera della luna di Saturno, sulla sua geomorfologia e composizione chimica.

Insomma, non ci resta che aspettare.

Autore: Veruska Lamberti

Fonti:
Dominik R.G. Schleicher e Stefano Bovino, https://arxiv.org/pdf/2206.06967.pdf
Possibilities for methanogenic life in liquid methane on the surface of Titan   Authors: C.P. McKay, H.D. Smith

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