STELLE MANGIA PIANETI

Sappiamo che il Sole è una stella di mezza età e che tra 4.5 miliardi di anni all’incirca esaurirà l’idrogeno da trasformare in elio e quindi passerà alla fase finale della sua vita diventando una gigante rossa!

In questo processo si espanderà al punto di inghiottire Mercurio, Venere e molto probabilmente anche la Terra e Marte. Come il Sole, miliardi e miliardi di altre stelle simili alla nostra subiranno lo stesso destino e concluderanno la loro vita espellendo tutti i loro strati di gas più esterni, diventando poi una nana bianca, oggetto celeste dal diametro di circa 12mila chilometri (simile a quello della Terra) e una massa quasi equivalente a quella del Sole.

Tramite i nostri telescopi siamo sempre stati in grado di osservare quasi tutte le fasi di vita di una stella come il Sole tranne una: quella in cui la stella, nella fase di gigante rossa, iniziava ad inghiottire i vari pianeti che orbitavano intorno ad essa. Era il tassello mancante che avrebbe aiutato notevolmente a completare il puzzle sull’evoluzione stellare; infatti il modello di espansione della stella era stato sempre e solo teorizzato senza mai avere l’evidenza osservativa. Tassello che sembra finalmente essere stato trovato grazie alle ultime osservazioni!

Infatti il ricercatore del Kavli Institute for Astrophysics and Space Research del Mit, mentre analizzava i dati della Zwicky Transient Facilty per la ricerca di esplosioni in sistemi di stelle binarie, ha notato che una stella aumentava la propria luminosità di un fattore 100 nell’arco di pochi giorni.

Combinando questi dati con le osservazioni ottenute dai telescopi Keck nelle Hawaii ha ottenuto un risultato insolito.

Di solito quando avviene un incremento di luminosità dovuta ad esplosioni di stelle binarie si nota da analisi spettroscopiche una presenza dominante di idrogeno ed elio; in questo caso ciò che si era osservato era la presenza di molecole che si trovano in ambienti a basse temperature (ossia non in ambienti stellari).

A questo punto l’ipotesi di un’esplosione di un sistema binario non poteva essere valida.

La svolta si è ottenuta con le osservazioni ottenute dal telescopio di Monte Palomar prima e dal telescopio spaziale che osserva nell’infrarosso, Neowise, della NASA.

La combinazione di questi dati ha permesso di ottenere l’energia rilasciata durante l’esplosione, energia che si può ottenere solo se la stella si è “scontrata” con un oggetto la cui massa è circa un millesimo della massa di un stella subgigante (come il Sole). E i corpi celesti che hanno una massa di questo valore sono pianeti di tipo gioviano!

In pratica ciò che si è osservato è stato l’inghiottimento della stella, durante la sua fase di gigante rossa, del suo pianeta. Ciò ha portato alla separazione degli strati più esterni della stella che, successivamente, si sono trasformati in polvere ed hanno continuato ad emettere nell’infrarosso.

«Per decenni siamo stati in grado di vedere il prima e il dopo. Prima, quando i pianeti orbitano ancora molto vicino alla loro stella, e dopo, quando un pianeta è già stato inghiottito e la stella è gigante. Ciò che mancava era cogliere la stella in azione, nel momento in cui un pianeta subisce questa sorte in tempo reale. Ecco cosa rende questa scoperta davvero eccitante».  Queste sono le parole di De.

E infatti questa scoperta, se sarà confermata da altre misure, sarà fondamentale per comprendere al meglio l’evoluzione stellare, che su molti aspetti non era ancora molto chiara.

A cura di Paolo Rota

Fonte: https://www.media.inaf.it/2023/05/04/stella-divora-pianeta/

Rappresentazione artistica di una stella nell’atto di inglobare un pianeta. Crediti: K. Miller/R. Hurt (Caltech/Ipac)

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