“L’universo mi mette in imbarazzo e non posso pensare che questo orologio non abbia un orologiaio.” (Voltaire)
Concludiamo il mese di luglio con questa fantastica astrofotografia della settimana, fatta dal nostro socio Giovanni Fiume, che ha come protagonista forse uno degli oggetti più belli e affascinanti della nostra Via Lattea: i Pilastri della Creazione. Fotografate dal telescopio spaziale Hubble per la prima volta nel 1995 queste colonne di gas e polveri che sembrano formare una mano divina si trovano nella zona sud orientale della Nebulosa Aquila a circa 7000 anni luce da noi.
I Pilastri della Creazione fanno parte della Nebulosa Aquila, nota come M16 o NGC 6611, oggetto che si trova tra la costellazione dello Scudo e quella del Serpente, sopra il Sagittario. E’ una regione H II, ossia nebulosa ad emissione formata da idrogeno ionizzato ed associata a stelle giovani e calde.
Infatti si trova proprio in presenza di un ammasso stellare formato supergiganti blu. Tale ammasso fu scoperto dall’astronomo svizzero Philippe Loys de Chéseaux mentre la nebulosa fu scoperta dal noto astronomo Charles Messier.
In cieli molto bui, con scarso inquinamento luminoso, è osservabile già con un binocolo 10×50 mentre con telescopi amatoriali è possibile osservare l’ammasso stellare e tracce di nebulosità.
I Pilastri della Creazione possono essere osservati con strumenti più potenti. Esse sono strutture formate da gas e polveri associate ad attività di formazione stellare. L’ipotesi sulla loro nascita più accreditata è quella che vede la combinazione della radiazione ionizzante emessa dalle stelle dell’ammasso che aumenta la pressione superficiale e un flusso fotoevaporante di materiale ionizzato nella parte opposta
Secondo le stime le colonne si estendono per circa 4 anni luce; per intenderci è approssimativamente la distanza tra il Sole e Proxima Centauri. La parte terminale dei pilastri consiste di regioni ad alta densità dove è probabile che si stiano formando delle nuove stelle.
Purtroppo è altamente probabile che questo oggetto non esista più: gli astronomi hanno scoperto infatti che un’esplosione di supernova avvenuta nelle loro vicinanze circa 6000 anni fa abbia spazzato via tutto. Gli effetti di ciò si potranno vedere solo tra un migliaio di anni per cui abbiamo ancora tanto tempo per poter apprezzare questo capolavoro cosmico.
Dettagli tecnici:
Ripresa effettuata nei giorni 21 Maggio 2022 · 22 Maggio 2022 · 24 Maggio 2022 da Salerno.
È stata usata una camera Moravian G2-8300 mono, applicata ad un Celestron EDGE 800 HD ridotto a f/7, su montatura Orion Atlas Pro AZ/EQ-G.
Dati scatti (filtro, numero frames, durata frames, binning)
Antlia Pro 3nm Ha: 24×480″ (3h 12′) -10°C bin 1×1
Antlia Pro 3nm OIII: 23×480″ (3h 4′) -10°C bin 1×1
Antlia Pro 3nm SII: 23×480″ (3h 4′) -10°C bin 1×1
Integrazione:9h 20′
Maggiori dettagli tecnici sono disponili al link:
https://www.astrobin.com/d5hfnh/?nc=collection&nce=2013
A cura di Paolo Rota, foto di Giovanni Fiume
Aforisma di apertura a cura di Domenico Tancredi