Astrorubrica stellar(t)e – Alla Luna

Eccoci al quinto appuntamento con la rubrica “Stellar(t)e”. Oggi a scrivere è Salvatore, il quale ci rinfresca la memoria riguardo una delle più famose poesie di Leopardi: “Alla luna”.

O graziosa luna, io mi rammento

Che, or volge l’anno, sovra questo colle

Io venia pien d’angoscia a rimirarti:

E tu pendevi allor su quella selva

Siccome or fai, che tutta la rischiari.

Ma nebuloso e tremulo dal pianto

Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci

Il tuo volto apparia, che travagliosa

Era mia vita: ed è, nè cangia stile,

O mia diletta luna.

E pur mi giova

La ricordanza, e il noverar l’etate

Del mio dolore. Oh come grato occorre

Nel tempo giovanil, quando ancor lungo

La speme e breve ha la memoria il corso,

Il rimembrar delle passate cose,

Ancor che triste, e che l’affanno duri!

La sua vita continua ad essere infelice, ma il ricordo appare dolce, nonostante la sua tristezza e quindi la contemplazione del paesaggio permette al poeta di riflettere sul suo destino, sulla sua giovinezza, sulla speranza e sul dolore, sul susseguirsi del tempo.

Il Leopardi dei piccoli idilli, ed in questo caso di “Alla Luna”, si rifugia sul monte Tabor, che gli dà la percezione dell’Infinito, per lasciarsi andare al ricordo del tempo nel quale era convinto che il domani sarebbe stato migliore. Nell’immaginario del poeta, la luna è una donna graziosa che allevia il pianto umano, compare per rischiarare la selva, e per ridare agli occhi del poeta, che sono velati dal pianto, nuovo vigore. Non è solo una predilezione per i notturni lunari, ma un desiderio di affetto. Nell’opera leopardiana c’è un’immagine di donna che vuole essere madre, simboleggiata dalla luna.

A cura di Salvatore 

Foto della Luna: Nazzareno Mucci

Fonti https://aforisticamente.com/poesie-sulla-luna/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto