E’ targata “Italia” la scoperta di un particolare pianeta extrasolare, a 545 anni luce da noi nella costellazione del Boote, avente una densità molto elevata (doppia rispetto a quella del nostro pianeta) ed una distanza dalla sua stella troppo ravvicinata per poter essere spiegata dagli attuali modelli teorici sulla formazione dei pianeti.
L’articolo, pubblicato su Nature, è stato realizzato da un team di ricercatori internazionali guidati da Luca Napoliello, Dottorando in Astrofisica dell’Università di Roma Tor Vergata e primo autore dell’articolo, seguito da altri membri dell’INAF come il Prof. Luigi Mancini, Professore Associato presso la stessa Università.
Cosa ha di particolare questo esopianeta? E, soprattutto, come ha fatto a trovarsi lì dove nessuno se lo sarebbe mai aspettato?
Il pianeta si trova all’interno di una zona detta “deserto dei Nettuniani”, ovvero, una fascia di spazio nelle vicinanze di una stella dove non ci si aspetta di trovare pianeti Nettuniani. Questo perché la relativa vicinanza alla stella di appartenenza farebbe spazzare via gli elementi gassosi presenti nell’atmosfera del pianeta, lasciando soltanto un nucleo roccioso spoglio di gas. Spiega Luca Napoliello: “È un pianeta con densità troppo elevata per essere un classico pianeta di tipo nettuniano e, di conseguenza, deve essere estremamente ricco di elementi pesanti”.
La sua composizione è tutt’ora oggetto di dibattito. «Ci aspettiamo che Toi-1853b sia prevalentemente roccioso», aggiunge Naponiello, «e circondato da un piccolo inviluppo gassoso di idrogeno ed elio che costituisce al più l’1 per cento della massa del pianeta. Oppure, un’altra ipotesi molto affascinante è che possa essere composto per metà da rocce e per metà da ghiaccio di acqua. Data l’elevata temperatura del pianeta (circa 1500 gradi kelvin), in questo secondo caso Toi-1853b potrebbe avere un’atmosfera ricca di vapore acqueo».
La presenza di vapore acqueo è un segnale che, da sempre, scienziati e curiosi collegano alla probabile presenza di vita extraterrestre. Ma è presto per parlarne e lo studio si concentra sulle altre caratteristiche di questo pianeta, cercando di spiegare come sia potuto finire così a ridosso della sua stella.
Spiega Naponiello nel merito, “simulazioni numeriche che abbiamo condotto in scenari estremi ci suggeriscono che la sua origine possa essere dovuta a scontri fra protopianeti massicci nel disco proto-stellare originario. Tali scontri potrebbero aver rimosso quasi tutta l’atmosfera del pianeta, il che ne spiegherebbe le dimensioni ridotte e la grande densità, come se fosse rimasto solo il nucleo nudo del pianeta”.
Secondo il team di ricercatori, un altro scenario plausibile prevede che il pianeta potrebbe essere stato inizialmente un gigante gassoso come Giove ed avrebbe poi assunto un’orbita molto ellittica in seguito all’interazione con altri pianeti. Questo lo avrebbe portato a compiere dei passaggi molto ravvicinati alla sua stella, che gli avrebbero fatto perdere i suoi strati atmosferici esterni oltre a stabilizzare la sua orbita alla distanza attuale dalla sua stella.
E se pensate che questo pianeta ci mette solo 30 ore per fare un giro completo attorno alla sua stella, si comprende ancora di più quanto sia peculiare come oggetto astrofisico. Le future osservazioni dello stesso esopianeta faranno nuova luce sulle sue proprietà e sulla sua origine.
Quale che sia lo scenario dietro la nascita di questo pianeta, non possiamo esimerci dal fare le nostre congratulazioni agli autori per i sensazionali risultati ottenuti nel loro lavoro!
Restate sintonizzati con il cosmo, ne vedremo delle belle!
Scritto da Biagio
FONTI:
https://www.media.inaf.it/2023/08/30/nettuniano-denso/
https://www.nature.com/articles/s41586-023-06499-2
L’immagine è un’illustrazione artistica del pianeta Toi-1853b. Credits: L. Naponiello