Nell’universo c’è qualcosa che sta risucchiando la Via Lattea

Questo non è il solito titolo clickbait. Alle spalle della Via Lattea, in una zona a cui non abbiamo libero accesso con gli strumenti per via delle polveri della nostra galassia, c’è uno dei più grandi misteri dell’astrofisica moderna (fino a qualche anno fa).

Lo chiamiamo il Grande Attrattore, e ci sta trascinando verso di esso con una velocità di 600 km/sec!

Nel 1970 si ebbero le prime prove a favore dell’esistenza del Grande Attrattore. Purtroppo, il punto dello spazio dove si crede sia ubicato si trova nella cosiddetta Zona Vietata, ovvero una zona di cielo vicina al centro della Via Lattea e pertanto intrisa di polveri e gas le quali rendono impossibili le osservazioni più profonde nel visibile.

Ciò non vale per le lunghezze d’onda del radio e dei raggi X. E fu così che, puntando gli strumenti sensibili a queste frequenze in direzione del Grande Attrattore, ne emerse un ammasso di circa mille galassie, battezzato Ammasso della Norma (in direzione dell’omonima costellazione).

Nonostante questa scoperta epocale, non si riusciva ancora a tenere conto delle osservazioni: la massa di questo ammasso non era sufficiente a generare il moto osservato della nostra galassie e delle altre. E fu così che, allargando il campo di vista nel cielo, fu messo in evidenza un nuovo gigantesco raggruppamento di galassie: il Superammasso di Shapley, per un totale di circa 8000 galassie equivalenti a più di 10 milioni di miliardi di masse solari! 

Nell’immagine, una panoramica del Superammasso di Shapley elaborata dalla Collaborazione Planck. In sintesi, niente mostri cosmici o buchi neri dalle dimensioni inimmaginabili: pura gravità, esercitata da un ammasso di galassie considerevolmente massiccio. Diciamo pure che è il più massiccio del circondario.

A cura di Biagio

Fonti:

https://www.universetoday.com/113150/what-is-the-great-attractor/

https://it.scribd.com/article/449115651/What-Is-The-Great-Attractor

Credits immagine: ESA & Planck Collaboration / Rosat/ Digitised Sky Survey

Superammasso di Shapley. Crediti: Collaborazione Planck

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