Abbiamo visto nella prima parte come funziona il complesso osservativo di La Silla.
Ma effettivamente l’astronomo cosa fa di preciso? Purtroppo i tempi in cui si puntava l’occhio al telescopio per ammirare le meraviglie del cosmo sono finiti da molto tempo.
I telescopi sono dotati di camere che catturano le immagini secondo le caratteristiche desiderate e che poi in seguito vengono elaborate.
Durante la mia esperienza qui ho lavorato presso il Danish Telescope.
Questo osservatorio è tra i più longevi e duraturi di La Silla e ospita un telescopio da 1.54 m (modello Ritchey-Cretien) usato per numerosi progetti di ricerca che hanno portato ad interessanti risultati.
Al momento il telescopio è gestito principalmente dal gruppo internazionale MinDSTEp, una collaborazione scientifica che ha come scopo la ricerca di pianeti extrasolari di tipo terrestre mediante il lensing gravitazionale. Anche il gruppo di astrofisica dell’Università degli Studi di Salerno fa parte di questo team, ed è grazie a questa collaborazione che ho potuto svolgere la mia attività di ricerca a La Silla.
Al telescopio sono collegate due camere, che svolgono lo stesso ruolo, quello di acquisire immagini, ma con modalità diverse. Durante le mie due settimane sono stati osservati numerosi oggetti: asteroidi, transiti di esopianeti, fenomeni di microlensing e anche satelliti artificiali.
Il mio luogo di lavoro era una stanza piena di computer, ognuno con un rispettivo compito: due sono utilizzati per muovere il telescopio (e renderlo operativo), altri due vengono utilizzati per le camere di acquisizione immagini e in un altro si aggiorna il registro delle osservazioni e si controlla il meteo. Quest’ultimo va controllato costantemente, in quanto ogni variazione delle condizioni può influire sull’immagini. Quando le condizioni meteo sono avverse (per esempio vento molto forte) dei sensori rilevano se viene superato un valore critico che porta alla chiusura immediata della cupola.
La serata osservativa inizia poco dopo il tramonto, quando si sale in osservatorio. Viene ovviamente fornito un manuale dove ci sono tutte le istruzioni per osservare e effettuare le varie procedure (sicurezza del telescopio, accensione e spegnimento di tutti gli apparati, etc.).
Gli oggetti da osservare sono già prefissati, per cui va solo seguito l’ordine cronologico dei vari target e sperare che le condizioni meteo siano ottimali.
Ovviamente sono presenti dei momenti di pausa in cui si approfitta per andare a mangiare qualcosa o, se si dispone di una macchina fotografica (da portare obbligatoriamente se si va in posti del genere), si scatta qualche foto del cielo.
Cielo che dire meraviglioso è poco! Il numero di stelle visibili da La Silla è assurdo, con la Via Lattea a fare da cornice ad uno spettacolo mostruoso. Ciliegine sulla torta le due Nubi di Magellano, due galassie satelliti della nostra Via Lattea che splendevano maestose in cielo, ben visibili ad occhio nudo. La luminosità delle stelle era tale che si poteva vedere la propria ombra proiettata a Terra. E in alcune sere era possibile vedere addirittura la luce zodiacale, fenomeno dovuto alla riflessione della luce solare da parte di particelle e polveri presenti nel Sistema Solare
Il numero totale di notti che ho svolto è di 14, che è anche il limite massimo imposto dall’European Southern Observatory (ESO), l’ente di ricerca europeo che gestisce la maggior parte degli osservatori astronomici presenti nell’emisfero australe. La regola vuole che i primi 3 giorni si osserva insieme ad un altro astronomo in presenza (quello del turno precedente) che poi lascerà il posto, come una sorta di staffetta. I giorni successivi si lavora in presenza da soli con un altro osservatore collegato da remoto; infatti, grazie a determinati software, è possibile collegarsi da remoto all’osservatorio comodamente stando seduti sul divano di casa vostra. Gli ultimi tre giorni si passano in compagnia di un altro astronomo che poi prenderà il posto del precedente.
Riguardo le osservazioni da remoto In certi casi risultano molto comode, soprattutto dal punto di vista economico (viaggio e pernottamente) . Infatti non è nemmeno necessaria la presenza fisica degli astronomi in un osservatorio (e questo accade per altri telescopi operativi a La Silla). Ciò che non deve mancare è la manutenzione, che deve essere attenta e costante.
Nel caso del Danish Telescope (ma anche per tutti gli altri osservatori), ogni giorno dei tecnici specializzati raggiungono l’osservatorio per verificare che le condizioni della strumentazione sianoottimali e per rifornire di azoto liquido l’impianto di raffreddamento delle camere; questo perché le camere devono a temperature molto basse per poter ottenere immagini di alta qualità che non siano affette da rumore termico.
E con questa seconda parte di racconto, incentrata sul come si lavora in un osservatorio, termina questa breve rubrica.
Ovviamente per qualunque dubbio o curiosità non esitate a scriverci, saremo sempre disponibili per rispondere alle vostre domande!
Cieli sereni,
Paolo Rota