LE TRACCE DI THEIA

L’ipotesi dell’impatto gigante, a volte chiamato Big Splash o Impatto Theia, è l’ipotesi maggiormente accreditata sulla formazione della Luna e uno studio pubblicato su Nature in questi giorni ha mostrato le tracce di questo impatto.

Nei secoli scorsi ci sono state molte teorie sulla formazione della Luna.

Tra le più vecchie abbiamo quella della fissione, che sostiene che la Luna si sia formata per distacco dalla crosta terrestre a causa di una forte esplosione avvenuta nella zona dell’ Oceano Pacifico.

Un’altra teoria è quella della cattura, che ipotizza che la Luna non si sia formata intorno alla Terra ma da un’altra parte del sistema Solare e che nella fase primordiale del nostro sistema sia stata attratta gravitazionalmente e catturata dalla Terra. Tuttavia, per giustificare questa ipotesi è necessario un metodo che dissipi l’energia della Luna e le permetta così di legarsi gravitazionalmente alla Terra. Intorno ad altri oggetti questo accade grazie alla presenza di altri satelliti ma la Terra non ne possiede.

Nella seconda metà del Novecento si fece strada la teoria dell’accrescimento, dove si ipotizzò che la Luna si sia formata dall’addensamento di una nube di gas che avvolgeva la Terra. La teoria dell’impatto è stata proposta da William Hartman ed oggi è quella accettata dalla comunità scientifica. A sostegno di questa ipotesi oltre diversi studi recenti, come quello di cui si parla in questo articolo, vi è la composizione delle rocce lunari recuperate dalle missioni Apollo, che mostrano elementi chimici corrispondenti a quelli terrestri. Theia è il nome dell’ipotetico pianeta del nostro Sistema Solare che si è scontrato con la Terra formando la nostra Luna. La collisione avvenne circa 4,5 miliardi di anni fa e le dimensioni ipotizzate per il pianeta sono all’incirca quelle di Marte. Il nome Theia gli è stato dato ispirandosi alla mitologia greca: Theia era la madre della dea della Luna, Selene. Nel mantello terrestre, l’involucro compreso tra la crosta terrestre e il nucleo, potrebbero essere contenute informazioni di questo antico impatto. Il mantello è la regione maggiormente volumica del nostro pianeta, rappresenta infatti l’84% del volume dell’intero pianeta ed è costituito principalmente da roccia ultrabasica ricca di ferro e magnesio.

Negli anni ’80 vennero scoperte due regioni grandi come continenti che si distinguevano dal restante mantello per la maggiore densità. Nello studio pubblicato su Nature il team di scienziati guidato da Qian Yuan dell’Arizona State University, grazie a delle accurate simulazioni al computer, è giunto alla conclusione che queste zone del mantello siano strati del mantello di Theia. Un’ulteriore osservazione che rafforza la tesi è che le zone in esame sono ricche di ferro e la Luna ha una quantità di ferro maggiore rispetto a quella terrestre. Saranno necessari studi futuri per capire quanto questo impatto abbia influenzato la geologia del nostro pianeta e anche la formazione della vita biologica su di esso.

Nell’immagine una rappresentazione artistica di Hernán Cañellas  che mostra il protopianeta Theia in collisione con la Terra per formare la Luna, lasciando due strutture giganti incastonate nel mantello terrestre 4,5 miliardi di anni fa.

A cura di Vito Saggese

Fonti:

https://www.media.inaf.it/2023/11/02/theia-mantello-terrestre/

Rappresentazione artistica della formazione della Luna. Crediti: Hernán Cañellas

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