In alcune notti, trovandosi nelle zone in prossimità del Circolo Polare Artico, è possibile ammirare uno degli spettacoli più belli in assoluto: il fenomeno dell’aurora boreale.


Un incredibile gioco di luci che avviene grazie all’interazione del vento solare, che entra nella magnetosfera terrestre, con gli atomi di ossigeno e azoto presenti negli strati più alti della nostra atmosfera. Quest’interazione eccita gli elettroni presenti negli atomi che, tornando allo stato iniziale, emettono la radiazione verde che noi osserviamo da terra.
Questo fenomeno è presente con maggiore frequenza quando l’attività solare è molto alta ed è stato osservato non solo sulla Terra, ma anche in altri pianeti come Giove, Saturno e Urano e, addirittura, su stelle di piccola massa come le nane rosse.


Grazie alle osservazioni compiute dal complesso di radiotelescopi Very Large Array (VLA) è stato possibile rilevare per la prima volta questo fenomeno sul Sole!
A partire dai dati del VLA che risalgono al 2016, sono state effettuate altre osservazioni con i Nobeyama Radio Polarimeters e il Radio Solar Telescope Network che hanno confermato la presenza di questo fenomeno a 40 mila chilometri di altezza dalla superficie solare.


Osservando la superficie sopra la quale è avvenuta l’aurora è stata rilevata la presenza di una regione ricca di macchie solari, zone della superficie della nostra stella con temperature leggermente più basse ma con un campo magnetico più forte.
Qui gli elettroni intrappolati nel campo elettromagnetico emettono una radiazione detta “electron-cyclotron maser” (Ecm) che corrisponde alla radiazione rilevata dai radiotelescopi.
A differenza delle più famose aurore boreali, queste aurore solari si manifestano con intensità migliaia di volte più potenti di quelle terrestri e una durata anche di più di una settimana!
Grazie a questo studio, che è stato pubblicato sulla rivista Nature Astronomy, si potranno compiere passi in avanti sulla comprensione dell’attività magnetica di stelle come il nostro Sole e di piccola massa come le nane rosse. Infatti, grazie alla scoperta di questo fenomeno si potrebbe spiegare l’emissione radio rilevata su alcune stelle, la cui origine potrebbe essere attribuita proprio alla formazione di macchie “stellari” come sul nostro Sole.
A cura di Paolo Rota
Fonti: https://www.media.inaf.it/2023/11/20/aurora-macchia-solare/