È consuetudine, consolidata, di festeggiare il Natale di Gesù Cristo il 25 dicembre. Ma è andata proprio così?
Un compleanno che si perde nella notte dei tempi, all’anno zero del nostro conteggio, con fonti storiche tutt’altro che concordanti?
Ricostruiamo la vicenda sulla base degli studi effettuati e con il confronto delle principali testimonianze storiche.
Bisogna partire dagli albori del Cristianesimo, dopo l’editto dell’Imperatore Costantino del 313, che concesse la libertà di culto ai Cristiani.
I primi anni non furono per nulla limpidi e già si delineavano diverse interpretazioni e tra le maggiori c’era l’ipotesi di Ario, che per farla breve non riteneva Gesù Cristo della stessa sostanza del Padre, disconoscendo il dogma della Trinità.
Lo stesso Costantino caldeggiò un Concilio per dirimere la questione che si tenne a Nicea nel 325 dove venne stabilita, la condanna dell’eresia di Ario, e a votazione, la consustanziazione di Gesù Cristo quindi uno e trino unitamente al Padre e allo Spirito Santo.
Tra le altre cose si decise anche la data della Pasqua come oggi la festeggiamo, la prima domenica dopo il plenilunio dall’equinozio di primavera.
Due secoli dopo, nel 525, un monaco in preda all‘esaltazione mistica, tal Dionigi il Piccolo, partendo proprio dai lavori del Concilio di Nicea, in base a dei calcoli e sulle fonti Vangeliche stabilì la data della nascita di Gesù Cristo il 25 dicembre dall’anno 753 della fondazione di Roma stabilendo in questo modo l’anno zero del conteggio degli anni.
In realtà il Natale veniva festeggiato in quella data già dal 328 sempre per volere di Costantino.
La tradizione Cristiana si sovrappose alle festività del culto pagano, in quei giorni ricorrevano i Saturnali dove vi era l’usanza di scambiarsi regali per lo più simbolici, e che a sua volta dopo la presa di Palmyra nel 272 l’Imperatore Aureliano introdusse la festa mitralica,legata al dio Sole, del Dies Solis Invicuts Natalis. A questo culto erano molto devoti i militari.
Effettivamente il 25 dicembre è il primo giorno, dopo il solstizio invernale, che si inizia ad apprezzare il prolungarsi della luce rispetto alle tenebre.
La Chiesa utilizzò questo evento in senso metaforico. Associare la venuta di Cristo a portare una nuova luce all’umanità.
Quindi la data e l’evento non vanno insieme e non essendoci nessuna fonte storica che ci possa dare conferma non resta che analizzare quanto riportato nei Vangeli.
Chiaramente nessuno degli Evangelisti erano presenti alla nascita, l’unico che ne parla è San Luca:
In quei giorni un Decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse un censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirino … c’erano in quella regione dei pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.
Partiamo dalla cosa più semplice. La Palestina è una regione con un clima continentale e a dicembre le notti sono molto fredde e nessun pastore, sano di mente, se ne starebbe all’aria aperta con le greggi sparse nei pascoli. Possiamo restringere il periodo da aprile a settembre tipico delle attività di pastorizia all’aria aperta.
La complicazione riguarda l’anno, Publio Sulplicio Quirino ebbe due mandati in Siria, dall’ 11 al 7 a.C e uno successivo il 6 d.C.
Questo evento si incrocia con un‘altro elemento questa volta storicamente provato dagli scritti di Giuseppe Flavio, un Ebreo convertito dai Romani, che ci chiarisce la questione anche con l’aiuto di un fenomeno astronomico.
Erode il Grande regnò in Palestina, fino alla sua morte dal 41 a.C. per 37 anni. Qualche mese prima della Pasqua Ebraica, la notte tra il 12 e il 13 marzo del 4 a.C. si verifico un eclissi di Luna.
Quindi possiamo escludere tranquillamente il secondo censimento del 6 d.C., Erode era morto da nove anni.
Erode il Grande viene menzionato anche nel Vangelo di San Matteo: riceve la visita di sacerdoti, che noi conosciamo come Re Magi, che lo informano della imminente nascita del nuovo Re dei Giudei, il tutto osservato dalle congiunzioni astrali.
Da qui il famoso episodio della Strage degli Innocenti, che non ha nessuna conferma storica neanche da Giuseppe Flavio che non fu proprio tenero nei confronti di Erode.
L’episodio, considerati i tempi e la situazione del territorio potrebbe anche essere passato inosservato.
Ora passiamo ad occuparci di questi Re Magi o sacerdoti. A quali persone potevano corrispondere?
Probabilmente degli astrologi di culto Zoroastriano della scuola di Sippar, distante circa 900 km dalla Palestina, nell’odierno Iraq. Seguono il cammino indicato da “stella” descritta in maniera generica nel Vangelo di San Matteo.
Anche a quei tempi, come del resto ai nostri giorni, si attraversavano territori tra i più turbolenti dell’epoca non ancora “pacificati” dai Romani e con orde di predoni pronti ad assalire carovane in queste zone semi desertiche. Quindi il viaggio non fu né agevole né breve, ma per quale ragione compirono questo lungo cammino?
Dai racconti dei Vangeli sembra che i Re Magi, di cui non viene precisato il numero e né tanto meno i nomi, che derivano dalla tradizione Armena, si misero in viaggio per osservare una non meglio identificata stella che sarebbe il segnale che la Giudea attendeva della nascita del Messia.
Che tipologia di stella ? Perché nessuna fonte ne parla?
Se fosse stata una cometa o una supernova le cronache del tempo lo avrebbero riportato.
Qualcuno ha pensato a quella che poi divenne nota come Cometa di Halley ma era già transitata nel 12 a.C. Alfonso Fresa, astronomo e archeologo originario di Nocera Inferiore (SA) menzionò in un suo lavoro la cometa Finsler (1924c), ma il passaggio nei pressi del Sole non coincide con gli anni nonostante una buona approssimazione.
Bisogna considerare che la tradizione di collocare una stella sulla capanna della Natività risale a San Francesco. Ispirato dal passaggio luminoso della Cometa di Halley nel 1301, Giotto dipinse nel riquadro dell’Adorazione dei Magi negli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova, una cometa.
Esclusi questi due oggetti celesti l’ipotesi più probabile è che nel 7 a.C. si verificò una congiunzione molto stretta, un po’ come sta accadendo in queste sere, tra i pianeti Marte, Giove e Saturno, una cd Trigone di Fuoco nella costellazione dei Pesci, che identificavano Mosè, salvato dalle acque e il popolo Ebraico.
Tale dato ci perviene da un calcolo effettuato da Giovanni Keplero fresco fresco delle sue scoperte sui moti dei pianeti
Una congiunzione che con le conoscenze dell’epoca, a meno che fossero a noi ignote, era davvero complicato prevedere, soprattutto con largo anticipo, considerando che il viaggio compiuto dai Re Magi sarebbe durato almeno 6 mesi, nella migliore delle ipotesi.
Da queste considerazioni si può dedurre che né il 25 dicembre e né l’anno zero coincidono con la nascita di Cristo, anzi se la coincidenza del racconto corrisponde con la configurazione astronomica si dovrebbero aggiungere 7 anni al computo.
In conclusione il Natale ha un valore soprattutto simbolico, una metafora del ritorno della luce nell’emisfero boreale. Una nuova luce che viene portata al modo e che avrebbe cambiato per sempre la storia dell’Umanità.
Auguri a tutti di un Sereno Natale e un migliore (si spera) anno nuovo!
Vincenzo Gallo