Quando sentiamo parlare di distanze astronomiche, ci vengono spesso riferiti i cosiddetti anni luce di distanza da un oggetto. Se, ad esempio, una nebulosa dista da noi 1200 anni luce, intendiamo che la luce ci ha messo 1200 anni per raggiungerci e questo ci dà un’idea di quanto sia lontano, perché basterebbe fare la velocità della luce per il tempo impiegato e ricavare così i chilometri percorsi dal segnale per giungere a noi.
Questa è una buona approssimazione per oggetti relativamente vicini (certo, se un oggetto la cui luce ci mette 1200 anni per raggiungerci è considerabile vicino… ma diamolo per buono). Quando abbiamo a che fare con distanze cosmologiche, il quadro cambia. I famosi anni luce non sono più una stima verosimile della distanza dell’oggetto da noi, perché dobbiamo tenere in conto un altro fattore non da poco: l’espansione dell’universo.
L’Universo osservabile per noi ha un’età di circa 13 miliardi di anni luce. Ciò vuol dire che, al di fuori di esso, la luce non ha ancora avuto il tempo di raggiungerci e quindi – oltre questa soglia – non possiamo vedere niente. Come dicevamo, però, questa stima ci permette di capire quanto la luce ci ha messo per arrivare dai confini dell’universo ma non tiene conto delle effettive dimensioni.
Immaginiamo di avere un palloncino non molto gonfio, sul quale disegniamo dei puntini con un pennarello. Immaginiamo adesso che una formica, posta sul palloncino a ridosso di uno dei puntini, inizi la sua camminata in direzione di un altro puntino mentre noi, nel frattempo, gonfiamo il palloncino. Da questa situazione immaginaria, sostituendo il puntino di partenza della formica con una galassia da cui parte la luce e pensando alla formica come ad un raggio di luce che sta andando verso il secondo puntino (ovvero noi), vi è chiaro come – durante l’espansione dell’universo – la luce ci mette un certo lasso di tempo per arrivare a noi osservatori ma quando la riceviamo dobbiamo essere consci che la galassia di partenza non è rimasta ferma dove era. Anzi, l’espansione dello spazio-tempo l’ha portata ad allontanarsi ancora di più da noi.
Per cui, la distanza di 13 miliardi di anni luce tra noi ed il confine dell’universo osservabile corrisponde ad una dimensione dell’universo osservabile di ben 92 miliardi di anni luce!
L’universo, considerato statico per noi uomini, in realtà è molto più dinamico di quello che sembra. Peccato che non siamo abbastanza longevi da poterne apprezzare il cambiamento nel tempo!
A cura di Biagio
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