“Noi siamo figli delle stelle”, recita Alan Sorrenti nel suo brano più celebre. Nulla di più vicino al vero. I nostri corpi sono costituiti da elementi leggeri generati dal Big Bang ed elementi più complessi che hanno visto la loro nascita nei nuclei delle stelle morenti.
Ovviamente non è solo questione di elementi. I mattoni della vita sono rappresentati dalle molecole, strutture relativamente complesse formate da componenti più semplici legate insieme. Sorprendentemente, le molecole possono essere trovate anche negli ambienti spaziali più estremi, come le porzioni esterne del nostro Sole: difatti, qui noi osserviamo lo spettro di molecole come il monossido di carbonio (CO) ed il mortifero ione cianuro (CN).
Viene quindi naturale chiedersi: quale è la molecola più larga osservata nello spazio? E dove si trova?
La vincitrice del titolo è… la molecola di fullerene C70! Questa particolare molecola è una composizione di ben 70 atomi di carbonio, raggruppati insieme a mò di gabbia. Il fullerene può essere ottenuto colpendo la grafite (per intenderci, l’interno delle matite) con un laser fino ad indurre l’evaporazione. La scoperta di una molecola con tale struttura ha portato alla vittoria del Premio Nobel per gli scienziati Harold Kroto, Robert Curl e Richard Smalley nel 1996, in collaborazione con James R. Heath e Sean O’Brien, tutti membri della Rice University, in Texas.
Le applicazioni delle molecole di fullerene sono ampie: danno particolare contributo nella medicina moderno come trasportatori di agenti di contrasto o addirittura nella diagnosi e nel trattamento di malattie gravi come i tumori.
Tornando allo spazio profondo, quando è stata rilevata questa particolare molecola? Nel 2010, un gruppo di ricerca condotto da Jan Cami, Professore alla University of Western Ontario, ha identificato il fullerene nella nebulosa planetaria TC-1, distante 6500 anni luce da noi in direzione della costellazione dell’Altare. Il C70 è stato identificato grazie all’analisi dei dati in infrarosso ottenuti con il famoso telescopio spaziale Spitzer.
La scoperta è risultata parecchio interessante, dato che le condizioni per formare una tale molecola sono davvero ardue da attuare: infatti, la presenza di idrogeno in una nebulosa planetaria solitamente sopprime la reazione che porta alla formazione del C70 ma la mancanza di gas idrogeno nella regione TC-1 ha permesso la formazione del fullerene.
Inoltre, attraverso un’analisi della temperatura di questa molecola all’interno della nebulosa, gli scienziati hanno concluso che questa è venuta a formarsi negli ultimi 100 anni e che potrebbe essere distrutta entro i prossimi 100. Una scala di tempo di 200 anni è davvero minuscola se paragonata ai tempi scala dell’universo, quindi l’umanità ha avuto una grande fortuna nel testimoniare una tale scoperta.
Nello spazio c’è molto più di ciò che possiamo osservare con gli occhi. Negli angoli più oscuri e remoti della nostra galassia, nuove scoperte sensazionali attendono solo noi e la nostra curiosità. Teniamo gli occhi aperti, non si sa mai quale sarà il prossimo spettacolo sopra le nostre teste!
Scritto da Biagio, revisionato da Alexander Ebenbichler
Fonti:
–https://web.archive.org/web/20190501121658id_/https://www.cambridge.org/core/services/aop-cambridge-core/content/view/22E6EA4FB5C53DBF737C4E91D8D69610/S1323358000024814a.pdf/div-class-title-molecules-in-the-sun-div.pdf
–https://www.space.com/8804-astronomers-find-largest-molecules-space.html –https://www.science.org/doi/10.1126/science.1192035
–https://nanografi.com/blog/types-of-fullerenes-and-their-specific-uses-c60-c70-fullerenols/